- Maledizione ! - imprecò il vecchio. La sua penna biro non scriveva più. Era esaurita per sempre, finita.
Aprì il cassetto della sua scrivania. Cartoline di tempi andati, cruciverba completati anni prima, polvere. Niente penne.
- Kevin! Hai visto le mie penne? -
- No…- rispose il nipotino - sono sempre state nel tuo cassetto… -
- In casa ce n’è qualcuna? - chiese speranzoso - Puoi rimediarmela? -
Il bambino sorrise. - E dove vuoi che la vada a trovare una penna? Quella era l'ultima! -
Già, l'ultima penna biro rimasta. Forse l'unica della città. Se non del mondo.
- Eppure ne avevo una bella scorta! - mormorò l'anziano.
- Nonno, sarà la volta buona che incominci ad usare il computer! -
- Già... -
Ormai tutti usavano il computer per fare qualsiasi cosa. E quindi anche per scrivere. Da settant'anni anche nelle scuole si insegnava a scrivere direttamente con la tastiera. E le penne erano scomparse progressivamente. Del resto chi ne aveva più bisogno? Col computer si poteva fare tutto e, grazie alla Rete, "comodamente dalla propria poltrona di casa".
Tutti si erano adeguati. Tutti tranne lui.
Lui, Mario Ascani, era ancora capace di scrivere manualmente, un'operazione che nessuno sapeva più fare. Al contrario, era incapace e si rifiutava di usare il computer, un’operazione che tutti, anche i bambini dell’asilo, sapevano fare alla perfezione.
Fissò desolato la lista della spesa, quello striminzito elenco dei prodotti che sua nuora avrebbe poi ordinato in pochi minuti con il computer. Quella lista era l'ultima cosa che l'inchiostro della penna aveva tracciato sul foglio. Si poteva leggere "Prugne, salame Milano, acciug...." e poi più nulla.
- E ora dove la trovo un'altra penna? -
- Bah…non so - rispose il nipote. - Guarda su Internet che magari c’è qualcuno che le produce ancora… -
Il vecchio acconsentì, e chiese al bambino di provare.
0,3 secondi dopo (non per niente il ragazzo aveva un processore Pentium 9000) il computer diede il responso.
- Vediamo…penne per Nativi Americani…piume…pene in lattice…no, credo che non ci siano più delle penne per scrivere. -
Come fare allora? Poteva vivere senza penne? Forse si. Ma il piacere di vedere le parole scaturire da quel cilindro di plastica, comporre poesie, racconti, come anche il semplice gusto dello scarabocchiare…erano sensazioni troppo belle. Cosa dire poi nel vedere le caselle dei cruciverba riempirsi ad una ad una come per magia? Purtroppo, La Settimana Enigmistica e i suoi innumerevoli tentativi di imitazione non venivano pubblicai da più di cinquant’anni e Franco copriva quelli già risolti col bianchetto, anche se ormai le pagine erano quasi del tutto bucate. Pazienza, ne avrebbe potuti ideare lui stesso.
L’unica cosa che gli occorreva era…
Si, aveva bisogno di una penna…avrebbe fatto qualsiasi cosa…anche vendere l’anima al diavolo!
Detto fatto. Il diavolo apparve in una nuvola di zolfo (classico ma sempre di grande effetto) e si sedette di fronte a lui.
- Così vuoi delle penne… - chiese quello.
- Già…-
- Bene, il prezzo lo conosci. - disse tirando una boccata di fumo.
- Mi raccomando…penne vere…per scrivere…niente scherzi! -
- Ah, non si preoccupi! Io sul lavoro non scherzo mai! -
Il contratto fu presto concluso, il diavolo sparì, e nel soggiorno di casa Ascani apparve un grosso scatolone pieno fino all’orlo di penne Bic, blu e nere.
Franco Ascani ne prese una. Tolse il cappuccio. Accostò la punta ad un dito. Come scorreva dolcemente la sfera, lasciano la sua morbida scia!
Uhm…si sentiva in aria da poesia. Ne avrebbe scritta subito una.
- Kevin! - chiamò.
- Si nonno? -
- Mi puoi dare un foglio di carta? -
- Carta?- fece lui meravigliato - è sempre stata nel tuo cassetto… -
Ma lì c’erano solo cartoline di tempi andati scritte fino all’orlo e vecchi cruciverba ormai inservibili.
- In casa niente? - chiese.
- Non credo proprio - rispose Kevin.
- E su Internet? -
- Dunque…Carta musica, il pane sardo….nient’altro.
E del resto aveva la sua logica. Non esisteva neanche la carta igienica, perché doveva esistere quella per scrivere!
Franco Ascani pianse un poco.
Fissò a lungo lo scatolone (di plastica) e le sue penne.
Poi accese il computer.
© Aldo Emanuele Castellani, 2010
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