venerdì 16 aprile 2010

Il racconto della Settimana - La Stanza n.33

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La stanza n.33

Quando arrivò alle nove e cinquantaquattro, con ben sette minuti d'anticipo, lei era già pronta. Il camice era già stato riposto nell'armadietto e, appena la nuova ragazza entrò, l''infermiera si infilò il cappotto, sfilò una sigaretta dal pacchetto, se la piazzò in bocca e disse: - Buona notte! -

Poi, schivandola uscì.

Francesca posò la borsetta sul tavolo verde. Oggi toccava a lei il turno di notte. Davanti a lei si presentavano otto ore. Otto ore in cui poteva accadere di tutto. Poteva essere una nottata tranquilla quella sera, in corsia. Tutto il reparto poteva dormire saporitamente, turbato solo dal russare di qualche degente. Oppure qualcuno poteva avere bisogno di lei. Allora, con un trillo, una delle tante luci numerate si sarebbe accesa e lei sarebbe dovuta andare a vedere cosa fosse successo.

Si infilò il camice e controllò il registro dei medicinali.

IL 14 doveva assumere del Plaquenil e il 22 del Citotec.

Il 7 e il 32 dell'Urbason. Bene. Il giro sarebbe stato corto.

Preparò le medicine e s'incamminò verso le stanze.

L'alto corridoio, illuminato dalla flebile luce dell'illuminazione notturna, incombeva su di lei.

- Signor Silveri?! La sua medicina! - sussurrò all'anziano uomo che, da come russava, si capiva già addentrato nel mondo dei sogni dimenticando che per quell'ora aveva il suo appuntamento con la pasticca bianca.

Il vecchio trasalì ma, dopo un momento di smarrimento, riconobbe Francesca e ingurgitò la pillola.

Finito che ebbe il giro dei medicinali ritornò alla sua postazione.

Ora veniva il bello. Cosa sarebbe successo quella notte?

Dalla borsetta estrasse il fotoromanzo con cui aveva deciso di trascorrere la notte. Aveva con sè anche una Settimana Enigmistica di riserva.

Alzò la copertina patinata. "Amore impossibile" era il titolo.

"Guido non avrebbe mai acconsentito al divorzio e questo straziava il cuore di Tiziana che voleva sposar..."

Un trillo improvviso le fece interrompere la lettura. Il numero 16 era illuminato.

- Il signor Cervini... - pensò Francesca - deve avere di nuovo rovesciato il pappagallo... -

Andò in bagno, prese l'occorrente e si avviò alla sua missione.

Venti minuti dopo aveva finito. Si buttò sulla poltroncina e riprese a leggere.

Il campanello trillò improvvisamente. Sussultò. Si era addormentata. Guardò il quadro luci. A una prima occhiata sembravano tutte spente. No, nella parte destra, in basso, l'ultimo numero era acceso. Il numero 33.

- Il 33? - mormorò. Non si ricordava chi c'era al 33. L'ultima stanza finiva col 32, dove c'era la vecchia signora Blasetti.

Spinta anche da molta curiosità, Francesca si alzò e si diresse a passo svelto verso la fine del corridoio. Non l'aveva mai notato prima. Effettivamente, alla fine dell'austera corsia, frutto della più tipica architettura fascista, c'era una stanza. La lampadina, posta sopra la porta, era illuminata.

Si affacciò. Adagiata su un letto, vestita con una camicia da notte, c'era una vecchia.

Il suo viso era scolpito da innumerevoli rughe e le mani, raggrinzite, formavano un arco a causa della loro impossibilità a chiudersi.

Quando Francesca entrò, sollevò lo sguardo e disse piano:

- Buonasera... -

Lì per lì, la ragazza rimase colpita dal modo gentile, da quel timbro di voce così signorile, distante anni luce dalla triste e misera arroganza degli ospedali.

- Buonasera signora - rispose - ha bisogno di qualcosa? -

- Le mie medicine... devo prendere le mie medicine... -

- Beh, signora, veramente qua sul registro non risulta niente... -

- Il dottore non me le vuole dare... ma lei è così buona, signorina... mi dia le medicine... -

- Io non posso... -

L'anziana donna sollevò un braccio: - Per favore... -

-Va bene, - disse Francesca, che impietosita da quello spettacolo decise di farle assumere un placebo, - torno subito. -

Si affrettò a percorrere di nuovo il corridoio e raggiunse la guardiola. Aprì il cassetto dei medicinali.

- Ecco qui... Verbantin. - mormorò mentre estraeva il pacchetto bianco. Il Verbantin era solo una compressa di olii vegetali. Un farmaco fasullo per tranquillizzare la gente.

Prese la pillola, la posò sul piattino metallico e si diresse di nuovo verso la fine del corridoio. Ma, quando giunse in fondo, il piattino le cadde dalle mani. Si fermò immobile. Non poteva credere ai propri occhi. La porta, la stanza 33, era sparita.

Quando giunsero le sei, l'ora stabilita per il cambio, lei era ancora immobile sulla poltroncina. Non aveva fatto altro tutta la notte che ripensare a ciò che le era accaduto.

La sua sostituta entrò e la vide in quello stato.

- Hai finito il fotoromanzo? Me lo presti? - le chiese.

- Fai pure - rispose. Poi si alzò e si affacciò nel corridoio.

Ora era inondato di luce. Poteva vederlo tutto. Fino alla fine. Fino al muro.

Ritornò nella guardina per togliersi il camice. I suoi occhi finirono sul quadro luci. In fondo a destra c'era il 33.

- Dov'è il 33? - chiese di scatto alla collega.

- Non c'è nessun 33! - rispose quella, già piazzata sulla poltroncina a sfogliare la rivista.

- Ma sul quadro luci c'è un 33! -

- Ci sarà pure... senti, io sono qua da due anni e so ancora poco... chiedi a Elio che se ne sta qua da quindici! -

Già. Lui le avrebbe dato una spiegazione. Se ce ne fosse stata una.

- La stanza 33? - chiese divertito - e da quel che dì che non c'è più! Prima della

ristrutturazione dell'ospedale, quando ancora c'era, ci tenevamo i malati terminali... -

- Ma adesso? -

- Adesso?! - rispose l'infermiere - vieni a vedere con i tuoi occhi! - e condusse Francesca fino alla fine del corridoio, ed entrarono nell'ultima camerata.

- Vieni alla finestra e guarda! -

Si affacciò. Là, dove una volta c'era qualcosa, ora c'era il vuoto. Un vecchio filamento di ferro penzolava ancora miseramente.

- Dieci anni fa - spiegò Elio - hanno buttato giù la vecchia ala. Ma perchè volevi avere notizie sulla 33? -

- Beh ecco...io ieri sera ho visto... -

- No! Mio Dio! Anche tu...una vecchia? Nella 33? -

- Si! -

- Mio Dio! Usciamo, che ti racconto una cosa. -

Ritornarono nel corridoio e si sedettero su una panchina.

- L'ultima ospite della 33 fu appunto una vecchia. Morì perchè l'infermiera si scordò di darle le medicine. Lei suonò il campanello per avvisare qualcuno, ma questa non sentì. Stava vedendo la tv con le cuffie e a quella disgraziata prese un infarto e ci restò secca. Bene, due sere dopo trovarono l'infermiera morta nella stanza numero 33.

Nel corso degli anni alcune infermiere hanno sentito la chiamata e visto la vecchia. Tutte si sono trasferite. Se vuoi, puoi farlo anche tu...-

- No- rispose- devo solo convincermi che tutto ciò non esiste. Questo lavoro mi serve, è difficile trovare posto da un'altra parte.-

- Fai come credi- rispose lui.

La pubblicità su "Grand Hotel" le sorrideva. La famosa presentatrice televisiva ricordava: - Adesso è il momento di comprare il telefonino!- .

Già, lei odiava i telefoni eppure un telefono cellulare le avrebbe fatto comodo quella notte. Per chiamare aiuto. Il telefono dell'ospedale infatti, quello posizionato sulla sua scrivania, era utilizzabile solo per ricevere. Un ingegnoso lucchetto bloccava l'uso del disco. Così si era fatta prestare il cellulare di una sua amica, e ora con questa sicurezza in più, si apprestava a fare il turno serale.

La notte fuori era buia, senza luna. Sull'ospedale era calato un silenzio di tomba. Aprì la rivista, ma con la coda dell'occhio fissava il tabellone, come si aspettasse da un momento all'altro che la casella 33 si illuminasse.

Poi abbassò lo sguardo sul fotoromanzo.

Incominciò a leggere a bassa voce.

- Non mi avevi mai detto che avevi una sorella...-

- Mia madre in realtà era l'amante di...-

Il trillo arrivò. Inaspettato.

Alzò pian piano il viso.

12.

Per fortuna era soltanto il 12. Il signor Grassi.- Perchè non lo ricoveravano in geriatria quello lì.- pensò.

Il vecchio voleva solo bere. Francesca gli diede un bicchiere d'acqua. Rimise a posto il brick di cartone sul comodino e si rincamminò verso la guardiola.

Era quasi giunta a destinazione, quando risentì il trillo.

- Cosa c'è ancora, signor Grassi...- disse voltandosi.

Ma poi si bloccò. Tutte le lampadine poste sopra gli ingressi delle stanze erano spente. Tutte tranne una. Una flebile luce che proveniva dalla fine del corridoio. Quella della stanza 33.

Francesca chiuse gli occhi. Li riaprì. La stanza era ancora lì.

Afferrò il cellulare che portava in tasca e fece il numero della polizia.- Pronto? Presto venite all'ospedale, reparto medicina! Presto!- Poi chiuse. Se avesse spiegato ciò che accadeva non sarebbe venuto nessuno.

Ora avrebbe atteso l'arrivo della polizia, non si sarebbe mossa.

Il trillo si ripetè. Ancora una volta. E un'altra.

Una voce si levò dalle prime camere: - Infermiera! Vada a vedere! Non si riesce a dormire con questi trilli!-

Ancora non arrivava nessuno. Francesca si incamminò lungo il corridoio.

Arrivò infine davanti alla porta. L'aprì.

La vecchia la guardò benevolmente: - Salve, ha portato le mie medicine?- .

Francesca era ammutolita. Poi mormorò: - Ma lei è morta?!-

Il viso della donna cambiò espressione di colpo.

- Se sono morta tutto ciò non ha senso.-

D'improvviso tutto scomparve, la vecchia, il letto, la luce, la camera.

E Francesca si ritrovò nel buio. A cinque piani dal suolo.

Nel vuoto.

Quando arrivò la polizia e trovò il corpo della ragazza, sfracellato sul lastricato del giardino, tutto l'ospedale si risvegliò. Com'era possibile? Un'infermiera giovane e bella che si butta dalla finestra?

- La cosa strana - disse il commissario - è la traiettoria di caduta. Come fa a buttarsi dalla finestra e cadere invece venti metri più a sinistra? Non c'e nemmeno un cornicione...se l'ospedale non fosse stato ristrutturato e ci fosse ancora la vecchia ala, sembrerebbe come se stesse proprio sopra...-

- La camera numero trentratre.- mormorò Elio, l'infermiere.

Tirò un ultima boccata alla sua sigaretta, poi la scagliò nell'oscurità, dove si spense con un sibilo.


© Aldo Emanuele Castellani, 2010

venerdì 9 aprile 2010

Il panino della settimana: IL MAC (Mc Donald's)

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IL MAC





Reatlier: McDonald's

Info: Panino Temporaneo a Rotazione (dal 26 marzo a ?)

Ingredienti: pane cotto su pietra, carne, insalata, pomodoro, emmenthal francese.

Prezzo (menu): € 6,70 (medio) - € 7.20 (grande);


La mania del cibo Sano & Semplice è arrivata purtroppo anche dal nostro caro McDonald's. Dopo i due McItaly (a mio avviso notevolissimi) è tornato nei ristoranti del pagliaccio Ronald questo "Il Mac" che si pone come il panino raffinato ed elegante. Elegante sì, ma terribilmente SECCO.

La mancanza assoluta di salsa fa sì che questo hamburgerazzo arriva con difficoltà nel gargarozzo; se questo difetto aveva già fatto storcere il naso ad alcuni con i McItaly, qui siamo proprio messi male. La vostra Sprite finirà ben presto e sarà indispensabile "per mandare giù il boccone". D'altro canto gli ingredienti sono ottimi, il pane in primis ed anche la carne è eccellente.

Quindi, cari amici del Mac, la prossima volta aggiungete un po' di salsa, please!!!



NOVITA' INGREDIENTI: * *

COMPATTEZZA: * * * * *

GUSTO COMPLESSIVO: * * ½

TAMARAGGINE: *

GODURIA: * * 1/2

TOTALE: * * 1/2


mercoledì 7 aprile 2010

Il racconto della Settimana - La Teoria dell'Anima Gemella

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Mario Rossi era sempre stato un convinto sostenitore della teoria dell’anima gemella. Una teoria che, per chi non la conoscesse, recita pressappoco così: per ognuno di noi esiste nel mondo una persona che è il completamento di noi stessi. Una persona che corrisponde in tutto a quello che cerchiamo. Una persona con cui vorremmo trascorrere tutta la nostra vita. Una persona da amare, alla follia, per sempre. Proprio come quei tizi negli Harmony.

Il difficile era trovare questa determinata persona. Mario Rossi si era messo alecramente alla ricerca fin dalla tenera età di sei anni. Ogni anno, a San Valentino, tirava i conti. Per quest’anno, niente. Non l’aveva ancora trovata. Ma il prossimo sarebbe stato quello giusto, se lo sentiva. E il successivo S. Valentino lo avrebbe passato insieme a Lei. Così per più di vent’anni. E, per quanti sforzi avesse fatto non era ancora riuscito a trovarla. Perché? Beh, c’erano, secondo lui, diversi ipotesi. Poteva darsi che la sua metà nel frattempo fosse morta, o partita per un posto sperduto. Poteva darsi che la sua metà non abitasse nella sua stessa città, nemmeno nel suo paese. O poteva darsi che lui, Mario Rossi, fosse l’unica persona nata senza anima gemella. Questi dubbi lo tormentavano e gli impedivano di dormire la notte. Un giorno di Natale, quando la solitudine aveva preso un forte sopravvento su di lui, si decise. Prese un vecchio libro di stregoneria che aveva trovato in un mercatino, e in pochi minuti, seguendo le dettagliate istruzioni, invocò un demone. Quello comparve in una nuvola di zolfo.

- Beh - disse - qualunque cosa mi chiedi, il pagamento lo conosci, amico. -

- Senti, io vorrei solo fare una domandina…quello che mi chiedi mi sembra esagerato. -

- Anche a me, ma non posso modificare i prezzi, sono solo un dipendete…ma cos’era che volevi chiedermi? -

- Se esiste una mia anima gemella e dove la posso trovare! -

- Un sentimentale, eh? - disse quello aspirando una boccata di fumo. – Vedi, la faccenda non è così semplice…se ti dicessi che esiste e si trova in via tal dei tali al numero tot cosa faresti? Non potresti andare là dicendo, guardi, signorina, il diavolo mi ha detto che lei è la mia anima gemella…viceversa se ti dicessi che non esiste ti ammazzeresti, subito, parola mia. -

- Non me ne importa niente! Non posso vivere ancora con questo dubbio! Aiutami, ti prego! -

Il demone squadrò quell’omuncolo. Aveva un sacco di lavoro da fare e non poteva perdere tempo con un indeciso.

- Vabbè, facciamo così: la prima persona che mi indichi sarà mia. E tu avrai in cambio la risposta. Non è deontologicamente corretto…ma per affari questo e altro, giusto? -

Mario Rossi ci pensò su un attimo. Grazie ad una sua scelta una persona sarebbe andata dritta dritta all’inferno. Certo, era sbagliato. Ma in fondo il mondo era in debito con lui. Non gli aveva mai offerto niente. Ed era giusto che adesso lui si prendesse quella piccola liberta senza chiedere permesso.

- Ok. Ho deciso. - Aprì la finestra. Sotto di lui, gente festosa si affrettava a fare le ultime spese di natale. Mario Rossi, senza guardare, indicò qualcuno, a casaccio.

- Prendi questa! -

Il demone alzò un sopracciglio, tirò fuori un piccolo notebook e digitò alcuni tasti.

- Fatto. Tutto in regola. -

- Allora? - fece Mario Rossi eccitato - Esiste la mia anima gemella? -

- Esiste. E abita proprio vicino a te… -

- SI! -

- O meglio. Esisteva. -

- Che? -

- Mi hai appena donato la sua anima. -

Mario Rossi si affacciò disperato alla finestra. Lei era lì, accasciata al suolo, morta. L’asfalto si squarciò, e dall’apertura scaturirono fiamme infernali, mentre il demone accompagnava l’anima di Lei nell’oltretomba.


© Aldo Emanuele Castellani, 2010

martedì 6 aprile 2010

Un mio corto mai completato

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Eccovi un piccolo scheletro nel mio armadio.
Trattasi della prima parte di un mio cortometraggio “Il mostro è ancora tra noi!” che da anni cerco di realizzare. Nel 2005 un mio amico mi chiama e mi dice di portare la telecamera. Vado. Mi ritrovo davanti 2 attori suoi amici, quando la sceneggiatura prevedeva un uomo e una ragazza. Poco male. Si cambia lo script e si gira.
Tutto bene fino a quando i due entrano in un bar. Poi ci sarebbe la necessità di girare dentro un bar, ma non riusciamo a trovare un locale disposto a prestarci la “location”.
E così il corto rimane ad ammuffire… fino ad oggi.
Ho re-incontrato il protagonista e forse riusciremo a riprendere in mano il tutto, quasi come Orson Welles con il suo Macbeth! ( e un vaffanculo per il paragone me lo merito tutto…)

giovedì 1 aprile 2010

Così siamo arrivati a questo... Un film su Sansone (il cane!)

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Domanda facile facile: cos'è quella cosa presente da oltre trent'anni sulle pagine di Topolino, nella pagina pomposamente chiamata "Risate Boom"? Sì, le vignette del cane alano Sansone, che non solo non fanno MAI ridere, ma risultano ancora più irritanti e fastidiose delle cosiddette barzellette di Sergio Paoletti che le fanno da contraltare: della serie "Sansone tira forte il guinzaglio" e la didascalia recita "Fermati, Sansone!".
Ora le brillanti menti di Hollywood che ci hanno regalato "Garfield" e "Scooby Doo" hanno fatto un film proprio su di lui, Sansone ovvero Marmaduke, come è conosciuto in patria. Devo aggiungere che il cagnone malefico è doppiato da Owen Wilson? E che il film verterà su una sorta di liceo fighetto alla "High School Musical" per cani? E che i cani ballano? A 'sto punto ridateci le orribili vignette di Topolino...

Fatevi male col trailer!



mercoledì 31 marzo 2010

"Una proposta" - Un altro articolo politico che (non) vi piacerà

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Fatevi un giro sulla rete. Fatevi un giro su Facebook. Guardate i commenti dei vostri amici. Qual è l’argomento di cui tutti parlano? Le elezioni, of course.

Ok, è chiaro che la maggior parte degli “internauti”, se così possiamo definirli, è schierata a sinistra (il perché un giorno andrà spiegato) ed è chiaro che Travaglio avrà il quadruplo dei fan del Berlusca nella sua pagina FB. La maggioranza dei commenti che troverete quindi non sarà certo di giubilo e soddisfazione per i risultati (inequivocabili) che le urne ci hanno consegnato.

Ma non troverete nemmeno messaggi di “mea culpa” o “perché loro hanno vinto?”

No, fateci caso, trovate solo odio e disprezzo: “Gli italiani sono coglioni, mafiosi, puttanieri, ciechi” e via discorrendo; “Voglio andarmene da questa nazione!”; “Organizziamo una grande manifestazione” (e ti pareva); Ipotesi di complotto (ridicola la foto con la Polverini accusata di fare il saluto romano); fino allo snocciolare ripetutamente la terminologia grillin/travagliesca con frasi tipo “lo psico nano ha inculato i berluscones nella nazione di bananans” declamati con la stessa convinzione e compiacenza che avevano i paninari quando esclamavano “ho cuccato la sfitinzia!” (e poi sarebbero loro quelli che non si fanno plagiare dai media!)

E’ l’odio il motore che spinge questa gente, l’unico loro collante. Un mio amico me l’ha confessato placidamente: “io odio Berlusconi, e come Churchill era disposto ad allearsi col diavolo pure di combattere Hitler.... io appoggio chiunque sia contro di lui”.

E’ un mercato, il movimento dell’odio, che trova comunque i suoi clienti: di Pietro è cresciuto enormemente e Grillo ha fatto numeri da record.

Ma l’altra gente, la maggioranza (“silenziosa” si diceva un tempo), s’è rotta i coglioni di questa continua contrapposizione, da una parte e dall’altra, ed ecco il perché dall’astensionismo record.

La politica italiana è diventata ormai solo scontro tra berlusconiani e antiberlusconiani. E se il PDL forse non sarà il “partito dell’amore”, ammettetelo, che dall’altra parte c’è il partito dell’odio. Un odio giustificato, secondo loro, ma sempre odio. Un odio che non si ferma allo scontro politico ma che si trascina in tutti i campi.

Il mio vuol essere un appello che cadrà sicuramente nel vuoto: “amici” di sinistra, non guardate nell’avversario politico un demone, uno stronzo, un coglione o, nella miglior ipotesi, uno con cui non parlare: un utente di “Casting Aperti” si è cancellato dicendosi molti interessato al mio blog, ma appena scoperto “da che parte pendevo” si è scusato e mi ha annunciato di non seguirmi più perche sono “irrecuperabile” Roba da fanatici religiosi, da esaltati!

“Amici”, cercate di vedere nell’elettore di centro-destra semplicemente uno “che non la pensa come voi” ma non per questo una persona da non frequentare o cercare assiduamente di convertire alla causa.

Se farete questo io prometto di non darvi più dei “comunistacci” e di esibirmi in insulti che farebbero impallidire un ergastolano ogni volte che becco Santoro e Travaglio in tv (ovvero troppo spesso!).

Ci state? Attendo le vostre proposte.

martedì 30 marzo 2010

Il racconto della Settimana - La Fine

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La fine

(omaggio a Fredric Brown)


Era solo, sudato e bagnato fradicio. I suoi amici erano morti. La sua casa era stata distrutta. La sua famiglia spazzata via. La gente, i luoghi che conosceva fin dalla sua infanzia, in poche ore erano stati cancellati dalla faccia della terra, e ormai non ne rimaneva più niente, se non le grida, il fragore delle case che cadevano, impressi per sempre nella sua mente.

Solo poco tempo prima (poco tempo? Diciamo due ore fa) era felice: era andato con i suoi fratelli a fare una passeggiata in campagna. Era una splendida giornata, il sole splendeva alto nel cielo e mentre si arrampicavano su una collinetta, ridevano e scherzavano tra di loro.

Poi, all’improvviso era arrivata la Morte. I suoi fratelli erano morti in pochi secondi, spengendosi in un rantolo. Come era stata possibile questa carneficina, senza alcun avviso, senza una spiegazione, senza un perché?

Guardò il cielo. Il limpido azzurro si era trasformato in una sinistra notte tinta di rosso, come il sangue e i bagliori delle esplosioni che si susseguivano ininterrottamente. Cosa fare adesso? Certamente non poteva vivere ancora a lungo. Ben presto lo avrebbero trovato, e lo avrebbero ucciso immediatamente, senza aspettare un grido, un lamento, una preghiera. Era arrivata l'Apocalisse? Da quel poco che ricordava del corso di Catechismo, sembrava proprio di sì. Era la fine. Per lui, la nazione, il mondo. Chiuse gli occhi. Ecco, la Morte stava tornando. Uscì allo scoperto. Tanto valeva morire e vedere la Distruzione che arrivava e che lo annientava. La nube mortale si propagò sempre di più attorno a lui, circondandolo. Mentre esalava gli ultimi respiri riuscì ad intravedere quel mostro enorme, la bestia che eruttava quel vapore mortale... quell'immenso tubo metallico, con su scritto "Insetticida Zaf" che spandeva la sua nera nuvola ormai dappertutto distruggendo per sempre per quel che rimaneva del formicaio.


© Aldo Emanuele Castellani, 2010

 

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